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Il più bello o il più brutto?

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2013 22:10
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Sesso: Femminile
04/06/2013 22:10

Il Seggio Vacante
Molto prima che io lo iniziassi, Emily mi aveva spiegato di non riuscire a decidere se questo fosse il libro più bello o più brutto che avesse mai letto.
Vi dirò, quando l'ho cominciato le ho dato assolutamente torto, dicendomi che invece era stra-splendido, ma attorno alle 400 pagine ho provato anch'io la stessa identita impressione.

Andiamo con ordine: il Seggio Vacante comincia con la morte di Barry Fairbrother, membro del consiglio della piccola cittadina di Pagford. Il suo posto, ormai vuoto (da cui il titolo) diventa oggetto di una lotta feroce fra le famiglie più ambiziose della cittadina.
Con il pretesto di questa scomparsa, la Rowling s'insinua nelle vite di 4 famiglie apparentemente normali, scavando capitolo dopo capitolo nei recessi della vita di ogni membro, scoperchiandone passato e personalità.

Ancora una volta, la finezza psicologica dell'autrice sconvolge: ci ritroviamo completamente coinvolti, direi intrappolati, dentro ai personaggi, provando fastidio per la loro ottusità, frivolezza, o piangendo per le loro disgrazie o ancora stupendoci della loro furbizia (nel bene e nal male).

La scrittrice non esprime mai un giudizio sulle sue creature che, forse, non sono neppure tanto sue: ciascuno di noi conosce sicuramente una Shirley, una Ruth, un Miles o una Kristal, anche se magari non se n'è mai accorto.
In particolare mi ha colpito tantissimo la vicenda dell'ultima protagonista che ho citato: la sua vicenda, disgraziatissima, non è mai trattata con retorica e commozione smielosa, falsa, ma è raccontata. Ed è proprio questo riportare i fatti e le emozioni che provocano nel lettore quello che la Rowling, da talento della scrittura, non può concedersi di esprimere.

A questo punto vi chiederete perché a un certo punto l'ho trovato pesante... Forse non lo so neppure io: ho trovato, tuttto a un tratto, davvero insostenibile il peso di umanità che c'era dentro quel blocco di pagine, così ho dovuto staccarmene.
Anche finirlo non è stato facile, am vi assicuro che per poco non ho pianto. E non per le frasi fatte a falsamente dolenti, ma a causa di quel varco che una storia del genere ti scava dentro: il varco di una realtà che tutti noi abbiamo vissuto, da una sola sponda soltanto, che fa riflettere su quanto siamo ottusi noi e quanto lo siano gli altri.

Qualcuno potrà obiettare che la Rowling abbia scelto dei casi troppo estremi da trattare nel romanzo. Eppure, le riconoscete anche voi tutte quelle cose che provano, dicono e tacciono, no? Allora conviene pensare che quei sentimenti appartengano davvero agli emarginati, ai delusi e ai boriosi, e chi non lo è dovrebbe imparare ad accettare più serenamente ciò che ha, senza lamentarsene, perché una volta che l'avrà perso avrà perduto anche una buona occasione per rimpangerlo.



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