Come sapete, Tolkien è un autore da prendere un po' con le pinze: volendo dare alla cultura inglese una sua mitologia propria e compiuta, che non abbia contaminazioni di altri popoli, la sua fantasia incredibile è mediata attraverso un linguaggio che a volte può apparire un po' ostico... Sono però felice di annunciarvi che non è questo il caso: l'epicità dell'argomento non è intervallata dalle lunghe (e tremendamente pesanti) descrizioni che affiorano qua e là nel Signore degli Anelli, così i racconti scorrono fluidamente. A compensare, però, ecco i commenti del figlio.
Ebbene, questo libro si legge così a rilento proprio a causa loro: Christopher Tolkien fa da filologo e intermediario per il lettore, ricostruendo le differenze e i punti di contatto fra le diverse versioni di ciascun testo, ricostruisce genealogie e ripensamenti nei nomi, ma il lettore che ricerca puramente il fantasy legge con occhi sgranati e il pensiero fisso "sì, ma cosa me ne frega??"
Dunque vi consiglio caldamente questo libro se vi sentite un po' "storici", e non solo amanti del fantasy: qui la mitologia s'intreccia strettamente alla figura del suo autore visto come uomo che ripensa e medita i suoi scritti; senza quei commenti ogni racconto non sarebbe altro che una favoletta, e non la mitologia di un mondo che è il nostro, ma allo stesso tempo cerca di non esserlo.
Scrittori e lettori Fantasy, radunatevi!