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Pianeta Ottol, costellazione Chioma di Berenice, anno 749 Federal Domini È con queste coordinate, e un suicidio, che ha inizio la tetralogia fantascientifica di Erika Corvo. Brian Black è uno degli studenti più promettenti del Complesso delle Scienze di Ottol ma, a differenza degli altri, la sua vita non è dedicata all’apprendimento, bensì alla sopravvivenza. Preso di mira da tutti e difeso da nessuno, Brian impara ben presto a conoscere la violenza per non soccombere, fin quando, sfuggendo all’ennesima resa dei conti, non viene travolto da un’esplosione. È così che nasce l’amicizia con Stylo, il giovane professore con cui condivide tutto: la parte più insicura e sincera di se stesso, la passione per la chimica e i simulatori, e… la fuga. Dopo aver scoperto quale taglia penda sulla testa dell’amico e di essere stato inserito nel Progetto Federale Hunter, per Brian non c’è altro da fare che fuggire con lui da Ottol e raggiungere il suo pianeta natale, Bagen. Da questo punto in poi l’azione, che finora aveva mosso solo i primi passi, scatta in una maratona continua, di cui non voglio anticiparvi né concorrenti né squalificati: la trama si svela tassello dopo tassello a ogni pagina, e ogni colpo di scena tiene incatenato il lettore fino alla fine. Questo è ciò che è successo a me, incapace di smettere di leggere perfino a scuola, sul pullman e prima di dormire, scorrendo le pagine alla velocità della luce, ansiosa di sapere come sarebbe andata a finire l’ennesima avventura. Ho trovato molto efficace il continuo cambio di prospettiva, che non lascia punti morti, trattenendo l’attenzione (e il fiato) e aprendo uno squarcio sui personaggi narranti. Ed è proprio su questi che mi vorrei soffermare. Mi ha colpita molto come in ognuno di loro il confine fra bene e male, giustizia e crudeltà, menzogna e realtà, sia incredibilmente sottile: se avete letto qualcosa di mio, saprete quanto io sia attenta alle dualità, e quanto spesso ne resti delusa. I personaggi sono la parte più ostica di un libro, scivolando di frequente nel piatto e nel banale; nonostante gli antagonisti si somiglino un po’ tutti in quanto a caratterizzazione, non posso lamentarmi di piattezza, e ve ne accorgerete anche voi quando ridere alle battute fra i due amici, odierete alle parole di Brian e disprezzerete i discorsi di chi tenta di salvare l’insalvabile. Spostandoci invece al di fuori degli eventi, questo libro, come ogni fantascientifico che si rispetti, non manca di ricerche (dice l’autrice: Dato che non ho mai sopportato la gente che scrive senza sapere quello che dice, per realizzarlo ho dovuto farmi prestare i libri degli amici di mio figlio. Chimica e fisica per le trovate geniali. Le biografie di Cesare, Alessandro il Grande e Annibale per la strategia militare. Piero Angela per la scienza dei viaggi a velocità luce, e vari altri. Mi sono infiltrata in una crew di writers per descrivere i Loonies e il loro gergo) né di attualità: non è difficile trovare analogie fra la Terra e Bagen, fra i federali e i governi occidentali. Ma di più non posso dirvi, se non: lasciatevi coinvolgere, riflettete e, soprattutto, buon divertimento! |